L'ULTIMO GIOCO DI MULETA
E tranquillamente
l'orologio conta nella torre ciascuna ora,
conta ogni minuto, secondo dopo secondo,
ed il viavai del tempo è il suo martirio,
dolore carnivoro di aghi che battono,
triplo mortale che dà la vita
ed il circo si sgretola.
Nella biglietteria si appende un cartello:
Non ci sono leoni!
Mai il trapezista umano
saltò senza rete da tanta altezza,
nel bicchiere, nella bottiglia, nella cantina.
Mai tanto pagliaccio doloroso,
mai tanta aritmetica inesatta,
mai tanto domatore in disoccupazione
lavorò senza frusta e senza gabbia.
Mai, signore ministro del niente, fu la vita
una tenda tanto mortale
né i nani arrancarono senza corda fino alle tempie
con tanta disinvoltura.
Il serpente passeggia con la mela nella bocca,
l'elefante tocca la tromba per cambiare terzo
mentre le scimmie agitano il fazzoletto bianco
chiedendo l'orecchio.
Suonano i clarini, compagni poeti,
benché il toro porti già tempo nella arena;
fiumi di sangue occultano la sabbia, il cielo,
e nel lombo del mondo non sta oramai
né una banderilla in più.
Suona il trombone dell'odio ed il presidente sul palco,
vedendo lo stocco ossidato, ordina la stoccata mortale
a colpi di bomba atomica e suicidio globale.
Lo zolfo dell'inferno ride,
e la gradinata piange grida di spavento:
La morte esce dalla arena a spalle,
per la porta grande,
senza che abbiano battuto le cinque del pomeriggio.
Fernando Luis Pérez Poza